lunedì 5 dicembre 2016

Step 18: il colore nella pittura.


Il Salon nel 1880, Edouard Joseph Dantan, 1880, collezione privata.
Il dipinto testimonia del caos espositivo che caratterizzava il Salon.

Intorno al 1800 dipingere non era più un’attività artigianale ma una professione, disciplinata da regole accademiche e da modelli condivisi di pratica e gusto. 
Ma i tempi erano maturi per una nuova generazione di artisti, ribelli e controcorrente.
Il XIX secolo vede attivi, a Parigi, pittori le cui priorità non erano né commerciali né accademiche, questi artisti e quelli che seguirono non avevano tempo per le regole dell'establishment artistico né per le abitudini conservatrici del pubblico e dei critici. Le uniche regole che accettavano erano quelle stabilite da loro stessi.


E’ una reazione all'atmosfera rigida e soffocante delle accademie di Belle Arti all'inizio del secolo, di cui l'Ecole des Beaux-Artes era il simbolo più rappresentativo. 
Gli studenti imparavano ben poco sul colore, raramente o quasi mai potevano stendere colori sulla tela: tutto si concentrava sul disegno, su linee, forme, luci e ombre. Quindi prevalenza assoluta del disegno sul colore.
Per dipingere bisognava uscire dall'Ecole: lo studente entrava in uno dei molti atelier privati, che fungevano più da scuola d'arte che da bottega dove fare apprendistato. Perfino quando lo studente era considerato abbastanza bravo nel disegno da permettergli di tenere in mano un pennello, il suo primo compito era solo copiare i maestri esposti al Louvre. Tutto ciò mortificava l'innovazione e la creatività: si supponeva che, a lavoro finito, la mano dell' artista dovesse rimanere invisibile. Lo stile corrente differiva ben poco da quello dell'Alto Rinascimento.


Il mercato aveva le sue rigide convenzioni e a Parigi l'unico modo di farsi conoscere era rappresentato dalla mostra annuale dall'Accademia, il "Salon". Le scelte dei lavori da esporre erano affidate ad accademici dai gusti tradizionali, i quali si aspettavano che i quadri avessero la finitura liscia e lucida richiesta dalla moda dell'epoca. 
Le novità avevano poche probabilità di essere ammesse. 
Il Salon praticamente era un mercato: con le pareti coperte di quadri, dal pavimento al soffitto, senza preoccupazione alcuna per la disposizione e poca per la visibilità.    Non stupisce quindi che gli impressionisti, tra cui spiccavano Pissarro, Monet, Renoir, Manet e Degas, provocassero scandalo, polemiche e scherno. I loro lavori erano considerati abbozzati, incompleti, indisciplinati e raffiguravano soggetti indecorosi: addirittura gente comune dedita alle occupazioni quotidiane. Un esempio è il dipinto riprodotto qui a fianco: Camille Pissarro scelse come soggetto una contadina, un vero scandalo !


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